sabato 20 ottobre 2007

L'inizio dell'Inter City firm visto da Grant Fleming

Come nasce l’I.C.F. prima parte raccontata da Grent Fleming (uno dei tre fondatori):

“Conobbi Andy (si riferisce a Andy Swallow altro fondatore del gruppo) quando formammo la banda dell’Essex East London per andare a vedere le partite casalinghe del West Ham nel 1974-75. Eravamo molto giovani e andavamo a scuola. Prima di incominciare a frequentare ragazzi della mia età, avevo frequentato di tanto in tanto alcuni West Ham più vecchi.
Andammo a Liverpool nel ’74 con il treno speciale. Tutti dicevano che era la più grossa banda del West Ham che sia mai andata a Liverpool. Avevamo tre treni «Football Special» strapieni, invece dell’unico che ci andava di solito, per di più mezzo vuoto. Mi ricordo di esserci andato con tizi più grandi come Sprinty, Northy, Felix e via dicendo. Ma quella volta era stata dura e ci prendemmo una sonora batosta, quel giorno. Quella partita fu un brutti risveglio per me; direi che fu quella a farmi capire che cosa volesse dire tutto questo. Prima, eravamo andati in tutti gli stadi di Londra ed eravamo sempre riusciti ad occupare (si riferisce all’occupare la curva avversaria, obiettivo degli hooligan dell’epoca quando si andava in trasferta). Ma a Liverpool, non riuscivo a crederci. Credo che all’Everton avessero cancellato una partita, perché si unirono tutti, quel giorno, e ci trovammo ad affrontare tutti gli Scousers riuniti.
Era buio quando uscimmo dopo la partita e tutto ciò che ricordo fu che venimmo assaliti in una stradina secondaria nei pressi del Kop. Gli Scousers accennarono una fuga, così noi partimmo alla carica, per poi farci beccare di sorpresa su Scotland Road. Da lì in poi fu ognuno per sé. Mi ricordo che il viaggio di ritorno in treno fu molto più tranquillo di quello d’andata. Un sacco di gente si era fatta portar via i giubbotti delle banda del Liverpool. Un coglione era seduto di fronte a me senza pantaloni. Un altro si teneva il fianco dove era stato affettato.
Tutto questo mi fece capire molte cose: adesso non si scherzava più. Fino a quando eravamo entrati allo Stamford Bridge, eravamo entrati a Highburhy. Eravamo entrati in tutti questi posti, ma una fredda, buia sera di novembre passata a correre per Scotland Road me fece davvero aprire gli occhi. A questo punto si trattava di adeguarsi o tagliare la corda.
Superammo la storia di Liverpool perché fu questione di numero. Ma un altro punto di svolta per me fu la partita contro lo Sheffield United della stagione ’75-76. Credo che sia stata l’unica volta in cui ho visto il West Ham prenderle davvero in curva. Ci tirarono addosso qualsiasi cosa. A me arrivarono addosso freccette, palle da golf, mattoni e bottiglie. Ancora una volta, fu una specie di segnale d’allarme. Mi ricordo di essermi preso una ripassata da una banda nemica all’estero, ma nella curva era stato molto peggio. Vidi Gardner cadere, ma ne portò giù otto con sé. Da questo momento in poi andare alle partite passò in secondo piano. Mi era passata la voglia di sequestrare sciarpe, farmi coinvolgere in piccole zuffe e tirare due calcioni appena possibile. Ora che andavamo molto in trasferta, ci ritrovammo tutti molto uniti. Gente come Andy, che aveva incontrato Ramsgate, poi entrarono in contatto con gente di Canning Town (località di Londra considerate tra le prime cinque più degradate per povertà e delinquenza di tutta l’Inghilterra), alcuni di Forest Gate e Stratford (altre zone di Londra) […] e il gruppo di Chadwell Heart. In pratica eravamo tutti giovani leoni.”

Tratto da Congratulazione, hai appena incontrato la I. C. F. (West Ham United) di Cass Pennant, Baldini Castoldi Dalai editore S.P.A., 2004, pag. 29 e 30.

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